La finestra del Padre

Immaginiamo di vedere Dio Padre attardarsi alla finestra del cielo con lo sguardo verso la terra, verso le periferie, verso i luoghi dove l’uomo non sa amare; immaginiamo che stia aspettando l’arrivo di qualcuno; proviamo a chiederci chi possa aspettare.

Io immagino che aspetti suo figlio, il figlio amato che, ferito e lacero, torna a lui dopo un’esperienza di dolore. Dio Padre è lì, pronto a corrergli incontro, abbracciarlo teneramente, accoglierlo nella sua casa, curare le sue piaghe.

Sono certa, infatti, che Dio Padre sta dalla parte dei suoi figli, che sta dalla parte delle persone fragili e che ci chiede di custodire il bene più prezioso: i più piccoli.

I bambini sono tutti bellissimi, innocenti, amabili. La loro capacità di volere bene, la fiducia nella Vita e tutte le emozioni traspaiono dal loro sguardo, dai gesti, dalle parole. Sono la Gioia della nostra esistenza e ci donano gratuitamente momenti d’infinita tenerezza.

Non tutti i bambini però sono spensierati e lieti: ci sono bambini feriti, bambini che vivono drammi terribili che uccidono la loro innocenza e che avranno conseguenze devastanti nel lungo periodo; bambini vittime di abusi e di violenze o giovani sopravvissuti che hanno trovato in sé risorse per guarire dal Male di vivere.

Papa Francesco nel 2016 chiese che si pensasse a una giornata di preghiera per loro. La Chiesa risponde istituendo il 18 novembre di ogni anno una Giornata Nazionale di Preghiera per le vittime e per i sopravvissuti agli abusi.

Per la prima volta, quindi, tutta l’Italia s’inginocchierà a chiedere perdono per il Male fatto a tutti i piccoli e alle persone vulnerabili.

Per rispondere a questa chiamata tutte le Chiese di Sicilia – dal 18 al 28 novembre – saranno animate da un coro di iniziative – celebrazioni eucaristiche, veglie di preghiere, fiaccolate – con lo scopo di sostenere i percorsi di guarigione interiore, umana e spirituale.

L’evento è anche occasione per avviare un processo di rinnovamento delle coscienze che riporti l’attenzione della Comunità ai piccoli e agli indifesi.

Il Popolo di Dio deve riconoscere nei bambini il suo futuro e deve proteggerli, avendo cura di rendere più sicuri i luoghi in cui crescono. I bambini vanno “messi al Centro della comunità” e “custoditi” perché siano soddisfatti i bisogni di sicurezza e fiducia che stanno alla base della costruzione del Sé e dello star bene.

A tal proposito la Chiesa di Sicilia ha costituito il Servizio Regionale per la Tutela dei Minori – SRTM – che si avvale di referenti di tutte le diocesi della nostra isola. Un pool di esperti di diverse discipline – psicologi e psicoterapeuti, avvocati, sacerdoti, insegnanti, medici, esponenti di polizia e giudici – che s’interroga su come costruire “buone prassi” e promuovere una cultura dell’accoglienza e del rispetto dei minori attraverso sensibilizzazione, informazione e formazione degli operatori di ambienti ecclesiali ed educativi.

Il SRTM sta organizzando anche Centri di Ascolto, innanzitutto a livello regionale e poi locale. Il responsabile del centro ascolto regionale è don Fortunato di Noto – fondatore dell’associazione METER che da 30 anni opera nella lotta agli abusi. Il centro ascolto – presente in ogni diocesi – è un servizio pastorale, di primo accoglienza, informazione e supporto per le persone che hanno subito abusi in ambito ecclesiale.

Se tornassimo alla nostra immagine iniziale, cosa farebbe Dio padre vedendo accorrere a sé un bambino in lacrime o un giovane ferito dagli abusi? Gli andrebbe subito incontro, si chinerebbe sulle sue membra stanche e ne sosterrebbe il peso. Quindi, quale deve essere il nostro stile di accoglienza? “Vicinanza, compassione e tenerezza: lo stile di Dio” (papa Francesco).

d.ssa Marcella Falco

Immagine: Marcela Ferrero, Il Padre

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