20 SETTEMBRE 1955 -12 GIUGNO 2011
Emanuela presenta due sue quadri
Il presente quadro rappresenta il mio stato interiore: è un’alba sul monte delle Verna (AR)
il quadro presente prende spunto da una pubblicità e rappresenta per me l’opera della Misericordia di Dio in un’anima.
Ci sono tanti simboli:
il vento che per me rappresenta Lo Spirito di Dio,
il tronco secco rappresenta la vita passata (il peccato lasciato),
il mare un po’ mosso perché la vita non è mai piatta!
… un po’ come prima e dopo la cura (Di Dio).
Frutto della sofferenza con Dio è la pace interiore, non è sofferenza inutile!
Testimonianza della figlia Eleonora
Questa malattia non può essere odiata, perché ha portato mia mamma in paradiso e mi ha permesso di sperimentare che la morte è davvero solo un passaggio ad altro e che la vita non è una traghettata solitaria ma una melodia perfettamente orchestrata da Dio.
Quando la malattia si è ripresentata sono andata in crisi, mi ricordo la festa di compleanno dei miei 27 anni, soffrivo tantissimo, perché temevo che quello sarebbe stato l’ultimo compleanno festeggiato con lei, non era vero, lei ha visto anche i miei 28 anni, ma in effetti il 27° è stato l’ultimo organizzato da lei!
Così ho iniziato a chiedere a Dio che mi desse il senso della morte, perché il terrore della morte condizionava tutta la mia vita, Lui me lo ha spiegato in varie tappe, la prima risposta l’ho avuta con il concepimento, scoperto subito dopo, a Pasqua.
Ricordo che quando mi dissero che avrei partorito nei giorni del compleanno del mio babbo pensai che questa nascita fosse un dono anche per lui e che forse mia mamma non ci sarebbe stata a festeggiarlo.
Il secondo ciclo chemioterapico è iniziato durante la mia gravidanza, così la Provvidenza ha ridotto al minimo il mio intervento e non mi ha permesso di accudire mia mamma. Mi è costato non poter far niente ma era chiaro che doveva essere così!!
ho sentito una grande pace!! Ho sentito dentro di me, che non ero più sola, adesso sarebbe stata sempre con me … poi vedendo i volti cupi dei parenti, le ho detto col pensiero, ecco mamma, ora devi lavorare per loro!! Poi affacciata alla finestra ho pensato, adesso manca solo l’arcobaleno, sono rimasta a fissare un po’ il cielo e poiché non arrivava ho pensato “ok, allora i segni che ci sono stati sono sufficienti, non serve”. Dopo poco in cielo c’erano due arcobaleni!!
Rimangono i sentimenti umani, la tristezza, la nostalgia ma soprattutto la serenità e la pace per la convinzione che ha “combattuto la sua buona battaglia”, guarire sarebbe stato come tornare indietro, arrestare quel suo lungo e faticoso procedere verso Dio… davvero tutto è compiuto, non è corretto parlare di morte prematura.
Ospedale S. Giovanni di Dio (Torregalli) – Firenze – 12 giugno 2011.
Emanuela ha affrontato la sua malattia con grande coraggio e in modo riservato e sereno, affidando al Signore ogni sua speranza.
Oggi io so che questo è vero, soltanto che la guarigione che Dio gli ha concesso non è quella fisica ma quella spirituale, molto più importante perché necessaria, non alla breve vita terrena,ma alla vita eterna.-
Aveva compreso da tempo il significato della vita terrena, una salita talvolta molto ardua per raggiungere la meta: la vera vita quella al cospetto di Dio. Mi diceva sempre: non voglio andare in Purgatorio, ho paura di andarci! Si era impegnata quindi con tutta se stessa per fare la volontà di Dio; il suo riferimento era Maria, che amava profondamente, e non perdeva occasione per la sua preghiera preferita: il rosario.- La sua preghiera era quasi sempre per le intenzioni della Madonna e per le persone care.
Anni fa sempre durante un periodo della sua malattia mi diceva di non essere pronta a lasciare la vita…. ma negli ultimi mesi aveva smesso di dirlo, intuivo che si sentiva pronta, anche se non me lo avrebbe mai detto, non smetteva di fare piccoli programmi futuri.-
Durante la degenza, quando poteva, alle 16 andava alla messa nella cappella dell’ospedale e era sempre felice quando mi raccontava che era venuto a trovarla il sacerdote portandogli Gesù. Una volta mi disse, durante la sua prima degenza a Prato, dopo diversi giorni che non poteva andare alla messa e quindi fare la comunione: oggi mi sono svegliata e ho aperto gli occhi proprio nel momento in cui il sacerdote si è affacciato nella stanza…. sono felice perché Gesù è venuto da me.
Quando a fine maggio dopo il suo terzo e ultimo ciclo di terapia eravamo andati alla visita dal direttore del reparto che la curava, aveva già accusato disturbi gravi, ma il dottore ci aveva rassicurati dicendo che le analisi mostravano un sensibile miglioramento dei marcatori tumorali e delle transaminasi. Credo che proprio in questo ultimo periodo anche Emanuela abbia chiesto la guarigione fisica, ma più per me e i suoi cari che per lei e sicuramente avrà chiuso la preghiera con le parole di Gesù … sia fatta la Tua volontà.-
Venerdì 10, Emanuela chiamò Don Alessandro che stette con lei e la confessò, quando tornai la sera la trovai raggiante, mi raccontò dell’incontro e mi disse: domani viene anche a portarmi la comunione!
Il sabato mattina la situazione non accennava a migliorare, a fine mattina arrivò Don Alessandro con Gesù, come sempre Emanuela si raccolse e dopo la comunione, il sacerdote la benedì; io guardavo, avevo capito dallo sguardo del nostro amato sacerdote che aveva compreso la imminente fine ma non avevo il coraggio di parlarne, seguitavo solo a pensare che le ultime analisi davano segni incoraggianti.-
La mattina di domenica, mi chiamò presto e mi chiese di chiamare il reparto; non c’erano posti mi dissero … tuttavia se viene in ospedale anche in altro reparto ci coordiniamo per le cure.
Mentre eravamo in attesa delle analisi, non riuscivo a parlare con lei, non sopportavo di vederla soffrire, mi allontanai per mangiare qualcosa con una altro nostro amico che mi aveva raggiunto Maurizio, quando tornai trovai mia moglie agitatissima, le chiedevo se aveva dolori ma lei mi diceva con un filo di voce che aveva un malessere generale, si girava e rigirava e conseguentemente i valori del battito cardiaco e la % dell’ossigeno si modificavano in modo continuo. Sia io che un infermiere provammo a calmarla e spostarla perché respirasse meglio, senza grandi risultati. Non riuscivo a capire, penso che stesse provando un momento di sofferenza particolare, non so ma il mio intuito mi ha portato a pensare alla sofferenza di Gesù nell’orto degli olivi, quando suda sangue ed acqua, è questo l’unico momento in cui ho visto soffrire Emanuela in tutta la sua natura. Poi, forse per le cure, si calmò.
Dopo che il sacerdote era uscito, Giuseppe mi ha riferito che Emanuela alzando gli occhi gli aveva sussurrato: ce l’hai Gesù? …. Giuseppe, ministro dell’eucaristia, quando è in Ospedale porta con se la teca, l’aveva da poco resa al sacerdote, in fretta lo raggiunse, il sacerdote gli consegnò la teca in modo che potesse portare Gesù a mia moglie. Quando arrivò da lei ne prese un pezzettino e quindi dopo le preghiere, le diede la comunione.
Mia moglie gli disse: “Ora ho fatto tutto. Arrivederci a presto”.
Anche io entrai a vederla, respirava con fatica, non riuscivo a stare lì, il suo volto era trasfigurato dalla sofferenza. Fuori intanto molte persone, parenti e amici, informate della grave situazione erano venuti a trovarla, Gaetano, un nostro caro amico, si era avvicinato a lei, mi ha raccontato che Emanuela gli ha sorriso; un sorriso che non dimenticherà mai
Dopo poco, erano circa le 18, mi fecero cenno di entrare, Giuseppe che era entrato prima di me, era sulla porta con gli occhi pieni di lacrime, il suo sguardo mi fece capire … in pochi passi fui da lei e mi gettai a carezzarla e baciarla, singhiozzando e piangendo come non ricordo di aver mai fatto in tutta la mia vita.- Non so quanto durò quel momento di strazio, io e Emanuela eravamo veramente una sola carne e mi sentivo come se una parte di me fosse stata strappata via; la parte che amavo di più!.-
Poi uscii ancora piangendo, consolato dall’abbraccio di mia figlia e dei tanti amici e parenti presenti.- Avvisai subito per telefono Don Alessandro. Mia moglie era passata dal sonno al cielo, senza la presenza di alcuno, nella riservatezza che da sempre desiderava.
Eravamo nel corridoio, sentii mia figlia che mi chiamava per farmi vedere un bellissimo arcobaleno. Mia moglie Emanuela da sempre infatti ammirava particolarmente gli arcobaleni, per lei erano segno della presenza di Dio, prendeva di solito la macchina fotografica per catturare l’immagine, era capace anche di telefonarci perché li potessimo vedere anche noi.- Erano addirittura due, uno dei due era molto visibile, feci delle fotografie.
Poi andammo in chiesa, tante persone erano accorse, fin da subito molti mi vennero a cercare per esprimermi il loro affetto,immaginavo sì una discreta presenza ma mai avrei pensato di vedere un numero di persone come quello che ho visto. L’emozione era grandissima, ma la Grazia di Dio operava in me e in Eleonora, riuscivamo ad essere sereni, perché consapevoli che Gesù l’aveva accolta in cielo nel modo che Emanuela desiderava.
Non ricordo bene, ma di sicuro ho detto che Emanuela non è morta ma ha iniziato la vera vita, quella al cospetto di Dio e a fianco di Maria.- Non so quante persone ho abbracciato quel giorno, quanti mi hanno ringraziato, quanti hanno parlato di mia moglie con ammirazione …. mi rendo conto di quanto sia grande l’opera del Signore e quanto lavori la Sua Grazia quando le persone, come Emanuela, si abbandonano a Lui.
Firenze 19 giugno 2011.-