Luigi Cervellini

Luigi cervelliniOrdinato presbitero nel 1988 nella Congregazione Oblati Missionari Maria Immacolata, ha iniziato l’esperienza ministeriale ad Aosta, come vice parroco. Incardinato nella Diocesi di Torino nel 2002, ha svolto il servizio liturgico nella comunità dei Fratelli Scuole Cristiane a Torino. Laureato in Teologia- Filosofia a Roma e in Psicologia a Torino, educatore professionale, consulente e mediatore familiare. Insegnante di Psicologia nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, facoltà di Teologia, a Torino, dal 2007 vice parroco nella parrocchia di Santa Maria a Grugliasco (Torino)». Il 24 ottobre 2009, a 54 anni, Don Luigi si è abbandonato serenamente alla volontà di Dio, nel pieno di una intensa attività pastorale condotta nel carisma sacerdotale e nella professionalità di psicologo e psicoterapeuta

Testimonianza di p.Alberto Gnemmi omi

volevo condividere con voi i sentimenti e le emozioni sperimentate durante il rito funebre di don Luigi Cervellini. Intanto è stata una liturgia intensa anche grazie all’animazione canora (toccante) delle religiose consorelle del fratello di padre Luigi, don Aleandro, congregazione di recente fondazione denominata Famiglia di Maria. Toccante l’omelia del vescovo di Avezzano, mons. Pietro Santoro, che ha tratteggiato la figura di Luigi – senza averlo conosciuto, ma ispirandosi ad un articolo di un giornale locale – come prete della solidarietà. Ma il momento più commovente lo si è avuto dopo la comunione, quando il fratello don Aleandro, con tanta naturalezza e limpidità di linguaggio, ha evidenziato il servizio pastorale di Luigi svolto a Torino e ha raccontato lungamente come ha vissuto i due anni della malattia e gli ultimi dieci giorni della vita. Dire che Luigi sia stato forte nell’affrontare la grande prova del male che piano piano lo ha minato fino a condurlo alla morte è sicuramente dire poco. E’ stato eroico: fino all’ultimo, ormai distrutto nel corpo e quasi privo di energie, ha continuato a lavorare, a “dare le consegne” ai suoi collaboratori che condividevano l’attività pastorale nei tanti gruppi parrocchiali che animava, consapevole che non gli restavano che pochi giorni. Mercoledì, 21 ottobre, si è recato presso la facoltà di Teologia di Torino, dove insegnava psicologia per salutare gli studenti.

Luigi, giovedì 22, ha ricevuto una coppia di amici che aveva aiutato per una adozione e a loro ha detto che dal cielo si sarebbe fatto sentire. Venerdì si è ancora faticosamente alzato per scrivere qualcosa al computer. Nella notte tra venerdì e sabato, verso le quattro, è entrato in coma. Si è spento intorno le 7,00. Ma è vero, per il mistero della fede, che ciò che ai nostri occhi pare concludersi, spegnersi, altro non è che sorgente di un nuovo inizio di vita. Luigi non l’abbiamo perso, anzi, per certi versi, per noi oblati e per la comunità dell’Immacolata di Aosta è un amico ritrovato. Un amico e un alleato in più che dall’eternità ci sosterrà.
Un ricordo

Era il più grande di noi, ma non solo per età. Quando lo incontrai la prima volta nel refettorio del Centro giovanile dei Missionari OMI a Marino, mi colpirono i suoi occhi azzurri luminosi. Si distinse presto per essere una persona cordiale e semplice, preparata e molto precisa. Pensavamo, prendendolo un po’ in giro, che quest’ultima caratteristica l’avesse acquisita in Austria dove era stato per qualche tempo per essere vicino a suo fratello don Andrea. In effetti la sua precisione era l’espressione della sua profonda correttezza e onestà che ci ha dimostrato in tanti momenti.

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Anche la sua scelta di uscire dalla nostra congregazione non ha potuto che essere una scelta di coerenza con se stesso e in funzione di un totale impegno prima per i tossicodipendenti, poi per gli immigrati e quindi per le famiglie. Egli aveva capito che la sua esperienza non era né più profonda, né più superficiale delle nostre. Sentiva di stare camminando insieme a noi e lo ha fatto anche quando si è incardinato nella Diocesi di Torino, rimanendo sempre grato di quanto ha ricevuto e condiviso tra gli Oblati di Maria Immacolata. Con lui ho fatto una missione straordinaria, in un paese della sua terra abruzzese. Eravamo ancora seminaristi. Spiccava la nostra diversità ma anche il nostro affiatamento. Seza averne la minima velleità, mettemmo un seme di gioia e di amore in quel paese suscitando tanta accoglienza e amore nella gente e nei giovani. Sperimentammo così la forza dell’essere invitai da Gesù “ a due”.

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Nell’ultima telefonata mi confidava la sua gioia per quanto vive suo fratello, il suo ricordo affettuoso di tutti noi e  la sua forte fede nel sapersi “al capolinea” pronto per incamminarsi ancora una volta nella Luce della Verità e dell’Amore eterno.

Salvatore Franco


L’ultimo saluto agli studenti

 “Questa è per me l’ultima volta che sarò tra voi. La malattia mi sta divorando. Tuttavia devo dire che questa malattia di morte è per me una grande scuola di vita. Il Signore mi fa capire in modo profondo cosa vuol dire  la frase di san Paolo “sono lieto delle sofferenze  che sopporto e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la chiesa”. Sul paino fisico devo dire che i dolori ci sono e a volte sono forti, sul piano psicologico nessuno mi toglie le paure e le angosce che devo superare, ma su quello spirituale provo una grande serenità nella certezza che sono nella volontà di Dio e lo ringrazio per questi 21anni di sacerdozio che ho potuto vivere”. (21 ottobre 2009 Facoltà di Teologia di Torino)

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