Consapevoli del momento (Rm 3,11)

Meditazione sull’Avvento

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Emanuela Mari. particolare di “Alba a La Verna”

 

Ci sono momenti della vita in cui tutto può cambiare. Ci sono occasioni in cui, guardando con il senno di poi, ci rendiamo contro che, se ci fossimo accorti di qualcosa che non abbiamo considerato, forse avremmo fatto in un modo e non in un altro. Così è il nostro momento: possiamo viverlo come ogni giorno o cercarvi il messaggio, l’occasione, la grazia.

Ogni anno, con il tempo di Avvento, la Chiesa ci accompagna in questo luogo sacro che è il momento che viviamo per renderci attenti al mistero che si opera in esso. Ci spinge a considerarlo come parte di un tempo più vasto, il tempo della venuta del Cristo e quindi come pienezza di vita: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Il tempo, per san Paolo, è come un vaso che si riempie momento dopo momento e quando è colmo si riversa nell’eternità.

Siamo nel tempo di Cristo, il tempo della sua venuta, della sua presenza che ci porta nell’eterno. Ogni momento vissuto in pienezza è quindi incontro con Lui, è occasione di un nuovo passo nella vita di Dio.

Crescere nella consapevolezza del tempo in cui viviamo dovrebbe condurci a scegliere di vivere in un modo nuovo, a gettare via tutto ciò che ci impedisce di liberare il cuore e riconoscere il Cristo che viene.

Viviamo infatti come in una notte e la nostra vita è come un sonno. Sogniamo, ci illudiamo che la realtà ultima sia quella che vediamo e ci attacchiamo a cose che, in un momento di verità, ci rendiamo conto che non portano che ad appesantire il nostro cuore. Ma, dice san Paolo, se ci rendiamo conto del tempo in cui viviamo, ci destiamo da questo sonno e agiamo come è giusto agire per chi ha conosciuto il Signore e si è sentito amato e salvato da Lui. Quante volte abbiamo detto o sentito qualcuno dire che quella data azione era stata fatta come in un sogno, senza rendersi pienamente conto di ciò che si stava facendo. Poi al “risveglio” si è capito di aver sbagliato.

Il mondo, la vita, vive in questo sonno, ma la sua vera vita è il risveglio. Il nostro tempo, dice san Paolo, è quello della notte avanzata, in quel sottile passaggio in cui inizia l’aurora e si realizza l’avvento del nuovo giorno. Questa notte sta per essere illuminata dalla venuta del Cristo e occorre destarsi per vivere in questa luce. Non la vediamo ancora ma sappiamo per fede che verrà e agendo così siamo di fatto già in essa.

Il cristiano non attende di vedere la luce, la sua speranza, il suo desiderio e la sua fede, lo fanno risvegliare quando tutto è ancora buio, quando le cose non si vedono ancora ma si possono solo avvertire vagamente. Egli vede con gli occhi della fede e dell’amore.

La luce divina della venuta del Cristo è una luce che si fa spazio nelle tenebre, si avvicina a noi ma esige il desiderio, la ricerca, la speranza, l’invocazione, l’attenzione, per essere notata mentre tutto è ancora avvolto nel buio.

Quando l’angelo Gabriele annunciò a Maria la venuta in lei del figlio di Dio le spiegò che ciò sarebbe avvenuto nell’ombra, nel buio della presenza di Dio. È una nube che tutto avvolge, che tutto oscura, perché si possa vedere unicamente la luce dello Spirito che illumina il cuore.

In questo buio sale l’invocazione di chi ama, di chi ha sete di bene, di verità, di Dio: «Vieni!». Questa era la preghiera di Maria che ci ha lasciato, la preghiera dello Spirito che desidera la venuta tra noi, in noi, del Figlio: «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!» (Ap 22,17).

Ecco la preghiera dell’Avvento del Figlio di Dio, la preghiera e l’atteggiamento con cui vivere il nostro momento. È il desiderio di Dio che si incontra con il desiderio e la speranza dell’uomo. È la preghiera, l’invocazione, che il cuore della Madre ci consegna perché sia anche la nostra: «E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”».

A questa invocazione risponde il Signore rassicurandoci ogni momento: «Sì, vengo presto!» (Ap 22,20). Egli infatti è il Dio che viene. Così ce lo presenta la lettera agli Ebrei: «Entrando nel mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato (…). Allora ho detto: “Ecco, io vengo”» (Eb 10,4-6).

L’Avvento ci porta dunque ad una relazione più intima con il Signore, a scavare nel nostro cuore perché possa riaffiorare il desiderio di Dio e del bene, come una sorgente nascosta in noi e che comincia a gorgogliare. Ci porta dunque a quella relazione che la Bibbia aveva preannunciato e adombrato nel canto d’amore tra la sposa e lo sposo del Cantico dei cantici. In esso ritroviamo la certezza che verrà l’amato perché certi del suo amore, il desiderio di lui perché è l’amato del cuore.

Come vivere questo tempo?

Crescere nella consapevolezza del tempo in cui vivo: Cosa sto vivendo in questo momento? Quali sono le ombre che lo oscurano? Cosa stiamo vivendo un po’ tutti in questo periodo?

Crescere nella consapevolezza di me stesso/a: Cosa mi dice il mio cuore, la mia coscienza,

Crescere nella consapevolezza della Parola di Dio: Che messaggio di Dio colgo in quanto ascolto e in quanto sto vivendo?

Crescere nella consapevolezza della presenza dell’altro/a: Mi accorgo pienamente di chi mi è accanto? Cerco di capire di cosa ha bisogno veramente? Come mi comporto con lui/lei?

Crescere nella consapevolezza della nostra relazione d’amore con Cristo: Mi accorgo della sua presenza? Quanto la desidero e la cerco? Quanto mi soffermo con Lui per ascoltare il suo cuore e donargli il mio?

p. Salvatore Franco omi

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